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Gianluca Sgueo
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Buon governo e cittadinanza responsabile. Un evento

29 April 2012Gianluca

Mettere insieme 31 teste pensanti, dopo averle selezionate tra centinaia di candidature, e farle lavorare per una settimana, full-immersion, sulla realizzazione di un progetto concreto di democrazia partecipativa non è facile. Figuriamoci poi quando arriva il momento di gestirle tutte queste teste. C’è da impazzire. Eppure, alcuni volenterosi aderenti al network di RENA,la Rete per l’eccellenza nazionale, ci hanno provato a fine agosto 2011. Prima sono riusciti a ottenere un finanziamento da Intesa San Paolo, per organizzare l’evento e dare a tutti i partecipanti una borsa a copertura integrale delle spese. Poi hanno trovato il posto adatto. Hanno scelto Matera, e non è un caso. La città concorre all’assegnazione del titolo di capitale europea della cultura ed è già in grande fermento. In effetti, le bellezze architettoniche ci sono tutte. Si tratta di lavorare sulla qualità della vita e dell’amministrazione. Infine, gli arenauti (come si chiamano gli appartenenti al network) hanno messo su un programma intenso di lezioni frontali, workshop, discussioni e dibattito. Faticoso, ma soddisfacente.

Ed è qui che sono entrati in gioco i trentuno partecipanti alla scuola. Ciascuno di loro aveva un profilo diverso. C’erano giuristi, sociologi, architetti, una scrittrice di libri per bambini e qualche economista. Un gruppo di lavoro davvero bene assortito, che ha funzionato

Lo scopo? Ipotizzare, e poi cominciare a costruire, una piattaforma per consentire ai cittadini materani di interagire meglio con l’amministrazione locale. Di che si tratta esattamente? Dopo aver esaminato tante proposte diverse, alla fine si è scelto di creare una piattaforma digitale che, attraverso un sistema di incentivi e premi, solleciti i cittadini a mostrare il loro lato migliore: quello del sano attivismo. La piattaforma funziona così: il cittadino che compie un’azione “buona”, per esempio ripulendo la strada di fronte casa, oppure potando un’aiuola pubblica, o ripulendo il muro da graffiti, riceve dei punti. Si chiamano badge. Raggiunto un numero sufficiente di punti si ottengono i premi. Per esempio uno sconto in un negozio, una cena al ristorante, un biglietto del cinema. Ai cittadini il sistema fa doppiamente comodo perché, oltre a fare cose che sono utili anche a loro (chi non vorrebbe avere la strada di casa sempre pulita e ordinata?) possono ottenere un vantaggio materiale. Fa comodo anche a coloro che mettono “in palio” i premi, perché possono legarli a determinate azioni. Se sono un ristoratore e il muro di fronte il mio locale è pieno di scritte, avrò interesse a che qualcuno lo pulisca, regalandogli in cambio un pasto.

Questa, ovviamente, è l’idea di base. La stessa che in altri Paesi, in Inghilterra per esempio, sta funzionando egregiamente. Nulla esclude che il progetto possa svilupparsi e aggiungere nuove funzioni. Per esempio una banca ore in cui ciascun cittadino offre un servizio immateriale e, in cambio, ne chiede un altro. Anche questo è un esperimento che ha funzionato molto bene in altri Paesi.

Andando via dalla città dei sassi i partecipanti alla scuola si sono portati dietro due certezze. La prima è quella di aver dato un contributo concreto a un tema che troppo spesso rimane relegato alle pagine dei libri e ai discorsi delle università: la partecipazione democratica. Una volta tanto lo si è applicato ai fatti, ed è già un successo. Se il modello dovesse funzionare a Matera, non è escluso che lo si possa replicare in altre città, oppure riadattarlo alla dimensione dei quartieri dei grandi agglomerati urbani, sviluppandolo in modo tale che sia adatto alle esigenze del posto.

La seconda certezza – che per certi aspetti è più importante della prima – è quella di essere entrati a far parte di un network di amicizie e alleanze che saranno importanti per tutti loro. Qualcuno già si è messo all’opera e ipotizza progetti, lavora su idee e fa di tutto per metterle in pratica.

Ma allora, in conclusione, il buon governo e la cittadinanza responsabile si possono insegnare? Un tempo lo si faceva a scuola, durante l’ora di educazione civica. Una materia che molti sottovalutano, e che invece ha avuto un grandissimo valore per tante generazioni. Forse però non è stato abbastanza. Ed è per questo che tentativi come quelli fatti a Matera meriterebbero più spazio e attenzione. Di 31 partecipanti non volete che almeno la metà siano oggi più responsabili di com’erano prima di attivare a Matera?

(da 13 Magazine)

Tags: crescita, Matera, partecipazione

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