Dal blog di Formiche del 18 maggio 2014
Da quando la Federal Communication Commission ha aperto uno spiraglio sulla possibilità di andare oltre la net neutrality, non si parla d’altro. Da una parte, i “buoni”, quelli che sostengono che internet debba avere la stessa velocità per tutti. Dall’altra i “cattivi”, in particolare le grandi compagnie telefoniche, che vorrebbero offrire internet ancora più veloce ai loro clienti, facendosi pagare profumatamente, s’intende. Per questo il dibattito appassiona tanto. Perché oppone l’ideale dell’internet libero e uguale per tutti al principio base del capitalismo: chi più paga ha più diritti degli altri.
Ma la decisione della FCC non è arrivata dal nulla. è frutto di un decennio di confronto serrato tra lobbisti pro-neutralità e anti-neutralità. Lo ha dimostrato recentemente la SunLight Foundation, che è andata a leggersi tutti i lobbying report delle grandi aziende, per capire chi, come e perché ha fatto lobbying pro o contro la neutralità della rete.
la parola Net neutrality appare per la prima volta in un lobbying report nel 2005, cioè circa 10 anni fa. La distinzione tra favorevoli e contrari è subito chiara: tra i primi Level2, Google e Microsoft. Tra i secondi Verizon, AT&T, Comcast e tutti gli operatori telefonici che offrono servizi di accesso alla rete. Questo grafico mostra la frequenza con cui la parola è stata usata dalle prime 20 organizzazioni di settore:
fateci caso, considerata l’intera classifica anti e pro sono sullo stesso livello. Se però assumiamo l’intensità del lobbying pro o contro neutralità della rete, allora lo squilibro è evidente: 176 lobbying reports che, nell’arco del decennio, menzionano azioni di pressione a favore della neutralità, a fronte di 472 contrari. Il che produce una disproporzione di circa 2,7 a 1.
Il dato è confermato dalla spesa per lobbying a favore o contro la neutralità della rete. Ci attestiamo su una differenza di 5 a 1 nella spesa (ridotta solo recentemente, dopo il massiccio intervento di Google, che ha ridotto la sproporzione a 3 a 1). Ecco il grafico:
Nella top 5 degli spenders per attività di lobbying sulla neutralità della rete, 4 sono contrari, mente 1 solo – Google – è favorevole. A dimostrazione del fatto che, sebbene sia stato un investimento di lungo periodo, la strategia di pressione delle grandi aziende telefoniche alla fine ha pagato. è prematuro dire se da qui a pochi mesi avremo internauti di serie a e di serie b. Ci vorrà, forse, più tempo. Nel frattempo la macchina del lobbying continuerà a lavorare.