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K Street torna a scuola

12 May 2014Gianluca

Dal blog di Formiche del 7 maggio 2014

Uno dei problemi  comuni del lobbying è la formazione. A differenza di tanti altri mestieri – dottori, avvocati, ingegneri, anche aspiranti politici – che hanno i loro percorsi di formazione universitaria, post-universitaria e professionale, i lobbisti fanno fatica a certificare le competenze con un titolo di studio. Un po’ perché il mestiere si impara molto sul campo. E un po’ perché il business della formazione è talmente fiorente che le offerte scadenti si mischiano con quelle di eccellenza.

è un problema italiano, sicuramente. Ma anche europeo e statunitense. All’ultimo sondaggio Gallup sulla fiducia degli americani nell’integrità etica dei lobbisti solamente il 6% si dichiara convinto della loro professionalità e moralità. Il resto nutre dubbi, forti, o fortissimi. Al punto che, nella lista delle 22 professioni censite da Gallup, i lobbisti occupano l’ultimo posto.

Per questo anche in America si cerca di sostenere il settore con nuovi percorsi di formazione. Tra le offerte formative più in voga le più accreditate (se escludiamo i corsi classici nelle grandi università) sono il lobbying certificate program della Association of Government Relations Professionals e il Public Affairs and Advocacy Institute presso l’American University (che accetta solo candidati con almeno 7 anni di esperienza nelle PR).

Da un mese c’è un nuovo arrivato: è il nuovo master promosso dalla George Washington University. Il tema è “global advocacy and lobbying”. Un master pensato sia per professionisti che già lavorano e cercano un trampolino per fare il salto di qualità nella carriera, sia per i giovani alle prime armi. La prospettiva è, come dice il nome, internazionale. Punta molto sull’Europa, con un programma fatto di poca, pochissima, teoria, e molta pratica. La prima classe accoglierà solamente 20 studenti.

Vedremo se funzionerà e quale credito saprà guadagnarsi. Una cosa è certa: anche in America, come in Italia, il problema non è la scarsità dell’offerta, ma l’abbondanza eccessiva. Il troppo stroppia, sempre.

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