Dal 1990, anno di introduzione nell’ordinamento giuridico italiano con la legge n. 241, il diritto di accesso agli atti è stato oggetto di numerose pronunce giurisprudenziali. Queste ultime, e con esse gli interventi correttivi introdotti a più riprese dal Legislatore, hanno affrontato le numerose questioni controverse relative all’esercizio del diritto, ai limiti posti dall’ordinamento, nonché agli obblighi di trasparenza che, anche per il tramite dell’accesso, gravano sulle pubbliche amministrazioni. Il dibattito giurisprudenziale è tuttora aperto. Non a caso, la disciplina del diritto di accesso è uno dei temi che più frequentemente ricorre nel dibattito tra le corti nazionali ed europee. I temi affrontati in sede giurisprudenziale includono questioni di forma e sostanza. Tra questi, sei rivestono (o hanno avuto, in passato) particolare importanza. Il primo è quello della natura giuridica – se di interesse legittimo o di diritto soggettivo – del diritto di accesso. Il secondo riguarda le condizioni di esercizio del diritto. Tema questo ultimo che ne include altri due: quello della legittimazione degli interessi diffusi e quello della concretezza e attualità dell’interesse in nome del quale si esercita l’accesso. Il terzo e il quarto profilo problematico riguardano rispettivamente il tempo dell’accesso (e dunque il momento in cui è possibile richiedere di accedere alle informazioni detenute dalle amministrazioni) e la legittimazione passiva. Quinto tema, di grande attualità, attiene al rapporto tra l’accesso (e dunque la trasparenza) e la riservatezza. La rassegna si conclude esaminando un sesto aspetto problematico: il coordinamento tra le fonti interne e tra quelle nazionali ed extra-nazionali.
G. SGUEO, Il diritto di accesso agli atti in “Giornale di diritto amministrativo”, Milano, 3/2014