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Gianluca Sgueo
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I consulenti dei lobbisti

30 September 2013Gianluca

Dal blog di Formiche del 27 settembre 2013

Potrà sembrare un controsenso. I lobbisti, che sono consulenti per definizione, che assoldano altri consulenti per affiancarli nell’attività. Accade proprio questo. Non tanto le aziende, ma i grandi studi di lobbying, soprattutto all’estero, si fanno affiancare da organismi informali con competenze prevalentemente consultive. Gli Advisory Board.
Ovviamente dietro la parola “Advisory” può nascondersi qualsiasi funzione. Certamente non si tratta di fare quello che fa un collegio dei sindaci nelle società. Nè i board sono messi lì tanto per starci – magari perchè lo prevede la legge, anche se non è questo il caso – a produrre, di tanto in tanto, noiose e inutili relazioni, che ovviamente non legge nessuno. Non sono nemmeno “stipendifici”, creati per dare un obolo a qualche amico tanto potente da sommare poltrone o tanto disgraziato da non avere di meglio da fare.
Gli Advisory Board del lobbying all’estero svolgono una funzione importante. Fanno da tramite tra i clienti e lo studio. In qualche modo possono anche servire per procacciare nuovi clienti, ma non è questo che si chiede loro. Sono piuttosto uno strumento di certificazione dell’operato dello studio, un canale per mediare tra le esigenze di chi paga (e paga bene) e chi lavora. Non a caso chi siede negli Advisory, sempre all’estero, ha ottime competenze, un buon network e un’esperienza quasi sempre pluriennale alle spalle.
In Italia non c’è mai stato nulla di tutto ciò. Gli studi più piccoli non hanno tempo, soldi o necessità di servirsi di un board. Ed è comprensibile. I più noti, e con le commesse migliori, sono quasi sempre a conduzione familiare. Vuoi perchè non hanno ramificazioni all’estero, vuoi perchè sono guidati da figure carismatiche che pretendono di fare un po’ tutto da sole (lasciando il lavoro sporco a uno stuolo di giovani apprendisti, quasi sempre pagati una miseria).
Tutto questo fino a ieri. Da pochi giorni uno studio di lobbying tra i più importanti in Italia (e, guarda caso, con sedi all’estero) ha rotto la tradizione e ha annunciato pubblicamente di aver costituito un proprio board. La notizia, che riguarda Cattaneo&Zanetto, è finita anche sui giornali. Ne ha parlato il Sole24Ore. Ma l’articolo era talmente sciatto da non meritare il link. Molto meglio il comunicato stampa dello studio.

A partire dal titolo, che in modo molto onesto chiarisce subito le funzioni del Board:
Advisory Board: funzionalità commerciali e di trasparenza
E poi continua:
Una realtà sempre più complessa, un mercato ogni giorno più competitivo e la necessità di comprendere meglio le esigenze dei propri clienti: in questo scenario Cattaneo Zanetto & Co. ha costituito un proprio Advisory Board, in grado di raccogliere esperienze e consigli per migliorare la propria offerta di servizi e proporre approcci originali e soluzioni innovative. L’Advisory Board nasce dalla convinzione che l’ambito di attività del lobbying subirà un percorso evolutivo che richiederà la progressiva integrazione di nuove skill professionali: management consulting, media affairs, advocacy e grassroots, affari legali e regolatori, gestione dei big data per l’intelligence, e così via. Nel prossimo futuro, vincere il “gioco delle influenze” sarà allora possibile solo grazie alla sinergia di queste attività e Cattaneo Zanetto & Co., vuole essere fin da subito pronta per la sfida.
Bene. Un buon comunicato. Chiaro e onesto. Avrebbero potuto buttarla sulla manfrina della trasparenza e della voglia di essere più limpidi di tutti (come peraltro ha fatto il mediocre articolo del Sole). E invece lo studio lo dice senza giri di parole: creiamo uno strumento che ci è utile per le sfide commerciali che ci attendono. Va bene se ne guadagnerà la trasparenza (come è tutto da verificare) ma qui l’obiettivo è aumentare la propria competitività.
A proposito di competitività. Qui sotto i componenti. Ci sono anche nomi di grande calibro, ed effettivamente di provenienza molto eterogenea.

Lascio giudicare a chi legge competenze e feasibility per il ruolo:
Carlo Altomonte – Economista, Università Bocconi
Fabrizio D’Angelo – CEO Burda International
Massimo Fubini – Amministratore Delegato ContactLab
Alessandro Giuliani – Partner, Gianni Origoni Grippo
Carlo Marinoni – Senior Partner, GEA
Alberto Mingardi – Direttore, Istituto Bruno Leoni
Giorgio Mulè – Direttore, Panorama
Riccardo Pugnalin – Direttore Relazioni Esterne e Istituzionali, Gruppo Parsitalia
Luigi Terranova – Amministratore Delegato, Riello Investimenti

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