Dal blog di Formiche del 17 giugno 2014
Se pensi alle grandi lobbies americane ti vengono subito in mente armi e tabacco. Pochi pensano all’industria del food, che invece è tra le più connesse politicamente, e tra le più generose finanziatrici delle campagne elettorali. Per un lobbista americano lavorare nel settore significa vincere la lotteria. Girano tanti soldi.
Stando alle stime della Sunlight Foundation dal 1989 a oggi l’industria del food in America ha versato 849 milioni di dollari in finanziamenti alle campagne elettorali. Nel solo biennio 2011-2012 i finanziamenti del settore alla politica hanno raggiunto la cifra monstre di 167 milioni di dollari (nel biennio precedente erano stati 149 milioni). Soldi che vanno in egual misura a repubblicani (184,8mln$) e democratici (108,6mln$).
Se consideriamo solamente il livello federale, dal 1997 a oggi l’industria del food ha donato 1,5 miliardi di dollari, con il picco raggiunto nel 2009-2010: 297 milioni di dollari in donazioni.
Quanti lobbisti ci lavorano? Presto detto. Sempre dal 1997 a oggi quelli registrati che si sono occupati del tema sono stati 2293. Se consideriamo solo il 2014 siamo già a 1021 lobbisti del food. Guadagnano bene, ma fanno anche girare tanti soldi. Sempre stando alle stime Sunlight i lobbisti del food in America hanno raccolto 19,8 milioni di dollari in finanziamenti elettorali. Di questi, 11,4 sono andati ai Democrats e 8,3 ai repubblicani. Fuori dai periodi di campagna elettorale, poi, i lobbisti del food conducono battaglie su tutti i campi: gli OGM, i sussidi all’agricoltura, la ricerca e le mense scolastiche.
Ora capite perché l’intuizione dell’allora ministro Catania di istituire un registro delle lobby al Ministero delle politiche agricole fu una scelta strategica? Peccato sia finito nel dimenticatoio.